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Cos’è la carbon footprint

3 Luglio 2025

Un approfondimento sull’impronta di carbonio, un indicatore utile da misurare per le aziende che desiderano definire strategie per diminuire il proprio impatto sulle emissioni climalteranti e promuovere politiche di responsabilità sociale ed ambientale.

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La misurazione del proprio impatto ambientale è uno strumento chiave per le aziende che vogliono essere parte attiva della transizione ecologica. Tra gli indicatori più significativi, la carbon footprint – o impronta di carbonio – permette di quantificare le emissioni di gas serra associate a un prodotto, un servizio o un’intera filiera, offrendo una base scientifica per guidare scelte consapevoli.
Nel settore legno-arredo, questa metrica assume un’importanza particolare: non solo perché il legno è un materiale rinnovabile capace di immagazzinare carbonio, ma anche perché, se gestito in modo responsabile, può diventare un alleato fondamentale nella lotta al cambiamento climatico. Misurare correttamente l’impronta di carbonio significa valorizzare ogni fase del ciclo di vita di un arredo – dalla foresta alla casa – e promuovere modelli produttivi più circolari, efficienti e trasparenti.
In questo articolo esploriamo cos’è la carbon footprint, come si calcola, quali implicazioni ha per l’intera filiera legno-arredo e quali strategie stanno già adottando le imprese italiane per ridurre il proprio impatto ambientale.

LA DEFINIZIONE DI CARBON FOOTPRINT

Il concetto di carbon footprint, o impronta di carbonio, deriva dalla più ampia idea di impronta ecologica, introdotta nel 1992 da William Rees e Mathis Wackernagel. La definizione specifica di carbon footprint, in ambito normativo, è stata poi formalizzata con lo sviluppo degli standard ISO e delle metodologie LCA. Per impronta carbonica si intende la misurazione di un dato che permette di stimare le emissioni in atmosfera di gas serra dirette (come ad esempio quelle dell’energia necessaria per i propri siti produttivi) e indirette (come quelle del trasporto oppure dell’estrazione delle materie prime) causate da un prodotto, un servizio o un’azienda, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente e tenendo in in considerazione l’intero ciclo di vita del sistema in analisi secondo l’approccio LCA (Life Cycle Assessment).

carbon footprint produzione

NON SOLO ANIDRIDE CARBONICA

Nonostante il nome, il dato dell’impronta carbonica che viene misurato utilizzando la CO2 come unità di riferimento, non si limita solo al calcolo delle emissioni di anidride carbonica (CO2, appunto), ma di tutti i gas stabiliti dal Protocollo di Kyoto durante la COP3, che alterano il clima provocando l’effetto serra: metano (CH4), ossido nitroso (N2O), idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC), esafloruro di zolfo (SF6). I dati delle misurazioni vengono poi convertiti in CO2eq secondo i parametri stabiliti a livello mondiale dall’Ipcc Intergovernmental Panel on Climate Change.

co2 equivalente

LA MISURAZIONE DELL’IMPRONTA DI CARBONIO

Nel contesto attuale di transizione energetica, la carbon footprint diventa uno strumento importante per le aziende che, attraverso l’analisi di tutti i fattori del sistema preso in esame, hanno la possibilità di definire le possibili aree di intervento in cui ottimizzare le proprie attività e promuovere politiche di responsabilità sociale ed ambientale, secondo i criteri ESG.
I dati relativi all’impronta di carbonio, infatti, forniscono uno strumento utile per definire strategie di carbon management – interventi in grado di ridurre le emissioni – a cui possono essere affiancate attività per la carbon neutrality – cioè di compensazione delle emissioni – la cui efficacia dipende dalla qualità dei progetti compensativi e dalla loro addizionalità, tracciabilità e permanenza.

carbon footprint energia

LA CARBON FOOTPRINT DEL LEGNO

Per quanto riguarda la filiera del legno, sempre in occasione della COP3, l’IPCC definì i metodi e le linee guida per la stima del carbonio assorbito e stoccato nelle foreste e nell’intero settore LULUCF (Land Use, Land-Use Change and Forestry) – che valuta l’impatto dell’uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo, della silvicoltura e dei prodotti in legno. Nel 2023, il regolamento è stato aggiornato dall’UE allo scopo di ridurre le emissioni nette del settore europeo di almeno il 55% entro il 2030.
Rispetto ad altri materiali convenzionali, il legno è costituito per il 50% da carbonio puro perché è in grado di sequestrarlo durante la sua crescita e convertirlo in materia viva. Per la misurazione dell’impronta carbonica diventa quindi fondamentale valutarne la provenienza, la distanza di trasporto, la tipologia di lavorazione e la sua riutilizzabilità.

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IL LEGNO-ARREDO IN ITALIA

Come rivelano i dati del dossier sull’economia circolare che FederlegnoArredo e Fondazione Symbola realizzarono quasi dieci anni fa, l’analisi del posizionamento del settore del legno-arredo italiano nel contesto europeo evidenziava un’impronta di carbonio inferiore rispetto ad altri paesi europei, posizionandosi come il mercato nazionale più efficiente in Europa. Secondo uno studio di Fondazione Altagamma, le principali strategie utilizzate dalle imprese per ridurre la propria impronta carbonica includono il miglioramento dell’efficienza energetica (48,6%), la riduzione degli sprechi e l’utilizzo di materiali riciclati (37,2%), e l’ottimizzazione della logistica e trasporti a basso impatto (26,9%).

carbon footprint trasporto

IL SETTORE DELLE COSTRUZIONI

Oltre all’arredo, il legno viene considerato una soluzione ottimale anche nell’edilizia. Secondo un parere espresso nel 2023 dalla Commissione Europea su richiesta della presidenza svedese, “il settore delle costruzioni è responsabile del 40% della domanda di energia primaria nell’Unione Europea e del 36% delle emissioni di gas serra. In Italia il settore residenziale contribuisce per circa il 28% alla domanda di energia e per il 24,2% alle emissioni climalteranti.”
Il legno, a differenza di altri materiali da costruzione, produce valori migliori in termini di emissioni di gas a effetto serra e altri indicatori di impatto. Attualmente, i prodotti in legno per le costruzioni possono contribuire a evitare fino al 10% delle emissioni annue totali grazie all’effetto di sostituzione – cioè all’utilizzo del legno al posto di altri materiali come il cemento armato o l’acciaio, che hanno un alto valore di emissione di CO2 equivalente, mentre il legno al contrario ha dei valori di emissione negativi, poiché lo immagazzina sequestrandolo dall’atmosfera terrestre.

carbon footprint estrazione

LA CARBON FOOTPRINT NELL’ARREDO

Per misurare le emissioni di un singolo prodotto esiste la carbon footprint di prodotto (CFP) che segue lo standard internazionale ISO 14067 e le norme della serie ISO 14040 che disciplinano il Life Cycle Assessment (LCA) dei prodotti. La CFP considera tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: l’estrazione e lavorazione delle materie prime (inclusa la gestione forestale per il legno), la produzione e l’assemblaggio, il trasporto e la distribuzione, l’utilizzo e la manutenzione, fino alla dismissione, al riciclo o allo smaltimento. In questo contesto, i prodotti d’arredo realizzati con materiali naturali, riciclati e riciclabili e attraverso processi a basso impatto energetico, mostrano un’impronta carbonica significativamente inferiore rispetto a prodotti convenzionali.
Un ulteriore elemento di differenziazione è rappresentato dall’uso di energie rinnovabili nei processi produttivi: un mobile realizzato in uno stabilimento alimentato da fonti solari, eoliche o biomassa avrà una carbon footprint più contenuta rispetto a uno prodotto con energia da combustibili fossili.
Per diminuire l’impatto degli arredi durante l’intero ciclo di vita e garantirne l’alta qualità, la Commissione Europea stabilisce i criteri Ecolabel UE per diverse categorie di prodotto – l’Ecolabel UE per mobili ha criteri tecnici consultabili nel documento Commission Decision 2016/1332/EU. Questi modelli vengono periodicamente rivisti dal Comitato per il Marchio di Qualità dell’Unione Europea (EUEB), che tiene conto delle innovazioni tecniche o dei cambiamenti del mercato per garantirne l’aggiornamento, la solidità e l’affidabilità. Il marchio Ecolabel tiene conto non solo delle emissioni di CO2, ma anche di altri impatti ambientali (come l’uso di sostanze chimiche pericolose, la durabilità, la riparabilità o la riciclabilità del prodotto), contribuendo così a promuovere un’economia più circolare e attenta alla qualità ambientale.
Oggi, la tracciabilità dell’origine dei materiali la trasparenza dei dati ambientali e l’adozione di strategie di ecodesign sono sempre più apprezzate anche dai consumatori, soprattutto nel segmento premium e contract. In questo senso, investire in misurazione, certificazione e comunicazione dell’impronta carbonica diventa un vantaggio competitivo per le imprese del settore legno-arredo che vogliono distinguersi per impegno ambientale e innovazione responsabile.

carbon footprint logistica

LIFE CO2PES&PEF

Nel panorama europeo delle iniziative a supporto della sostenibilità ambientale, il progetto LIFE CO2PES&PEF rappresenta un importante passo avanti nel riconoscimento del ruolo attivo delle foreste gestite in modo sostenibile nella mitigazione dei cambiamenti climatici. Cofinanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea, il progetto – guidato da PEFC Italia (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes) e con FederlegnoArredo a fare da capofila – si pone l’obiettivo di quantificare in modo scientifico e standardizzato il contributo delle foreste certificate alla rimozione di CO2 dall’atmosfera, attraverso un sistema robusto di calcolo e validazione della carbon stock (cioè la quantità di carbonio stoccata nella biomassa legnosa e, soprattutto, nel suolo forestale).
LIFE CO2PES&PEF, attivo in Italia, Slovenia e Francia, propone strumenti di misurazione trasparenti e replicabili per valutare il sequestro del carbonio nei boschi gestiti secondo i criteri di sostenibilità PEFC, promuovendo un approccio che integra le esigenze ambientali con quelle economiche e sociali delle comunità locali. Il progetto punta a inserire il carbonio forestale certificato all’interno dei mercati volontari del carbonio, creando nuove opportunità per le imprese e i territori che investono nella gestione sostenibile delle risorse forestali.
Questa iniziativa si collega in modo diretto al settore legno-arredo, poiché valorizza la tracciabilità delle materie prime e il loro impatto positivo in termini di carbon footprint: un mobile realizzato con legno proveniente da foreste certificate PEFC, infatti, non solo garantisce una gestione forestale responsabile, ma contribuisce attivamente alla mitigazione climatica grazie al sequestro e allo stoccaggio di carbonio lungo tutta la filiera. In quest’ottica, LIFE CO2PES&PEF si inserisce nel più ampio percorso europeo verso la Product Environmental Footprint (PEF), ovvero la metodologia di calcolo dell’impronta ambientale di un prodotto basata sull’analisi del ciclo di vita (LCA). Il progetto fornisce un modello applicabile e trasparente per il calcolo del carbonio forestale incorporato nei prodotti legnosi, facilitando così l’integrazione tra certificazione forestale e indicatori ambientali – oggi sempre più richiesti dai consumatori, dai mercati e dalle policy europee – tra cui la CFP, nell’ambito della più ampia metodologia della Product Environmental Footprint (PEF).